Perché la visita di idoneità sportiva?
Perché la visita di idoneità, o meglio, che valore e senso ha la visita di idoneità?
Il quesito che di tanto in tanto mi viene rivolto da più parti con motivazioni diverse mi induce a qualche breve considerazione.
Dal 1982, quindi ormai da più di venti anni, l’Italia si è dotato di uno strumento legislativo pressoché unico al mondo: la visita di idoneità alle attività sportive obbligatoria e preliminare alla pratica sportiva agonistica e non agonistica. La risposta quindi più semplice al quesito sarebbe che esiste una legge che va rispettata, in analogia a quelle che regolano altre visite e certificazioni obbligatorie quali ad es. quella per la patente o il porto d’armi.
Ma questa risposta è evidentemente riduttiva e non affronta la vera questione: è utile la visita di idoneità?
Chi scrive, per il ruolo che riveste e il lavoro che svolge non può non rispondere che affermativamente, ma non è una risposta di parte, bensì una convinta affermazione che trae origine da motivazioni oggettive e sia consentito, dalla esperienza personale di chi come il sottoscritto ha avuto la fortuna di formarsi e attualmente l’onore di dirigere una struttura a vocazione esclusiva per la medicina dello sport che è attiva da quasi 60 anni.
Va premesso che la tutela sanitaria degli sportivi in Italia è uno dei settori in cui il nostro paese è all’avanguardia nel mondo e sta suscitando l’interesse negli ultimi anni tra le altre nazioni evolute, anche per la sempre maggiore importanza che l’attività fisica riveste nella vita di tutti i giorni e nella prevenzione e cura di malattie di rilevanza sociale (ipertensione, diabete, obesità, alcune cardiopatie…)
Molte nazioni tra le quali gli Stati Uniti, ove l’incidenza di morti improvvise di sportivi è discreta, ma anche la stessa Unione Europea, per la verità prima di eventi luttuosi eventi occorsi anche ad atleti di alto livello (si ricordi ad es. il calciatore spagnolo Puerta ) che peraltro confermano l’urgenza di un intervento organico, stanno valutando il nostro sistema preventivo, e in Europa è in corso di elaborazione il primo tentativo organico di linee guida europee di cardiologia nello sport.
Il notevole aumento dei praticanti le attività sportive dal 1982 e il fenomeno più recente del diffondersi delle attività fisico motorie non necessariamente agonistiche, ma comunque impegnative, fanno sì che la visita di idoneità sia diventata un importante strumento di screening di massa a carattere preventivo e se si considera che non sono più effettuate le visite scolastiche e quelle per il servizio militare si comprende come debba ritenersi non rinunciabile.
Peraltro rispetto alle altre due tipologie citate e ormai cessate, la visita di idoneità presenta la peculiarità di essere per così dire “trasversale”, in quanto non è limitata ad una particolare fascia di età, ma interessa una popolazione dai 5 agli 85 anni. E quest’ultimo dato non è buttato lì, perché da una revisione in corso dell’attività degli ultimi 6 anni dell’Istituto abbiamo riscontrato utenti di quella età.
Il progressivo allungarsi della vita media, unito all’altrettanto progressivo e importante fenomeno di allargamento delle fasce di età praticanti attività sportiva e fisico motoria ha fatto sì che il medico dello sport non valuti più solo soggetti giovani, ma sempre di più soggetti ben oltre i 40 anni. Ciò è tanto più vero se si considera che lo stesso legislatore, almeno in Toscana, ha ritenuto di introdurre per tali soggetti una prova da sforzo al cicloergometro invece del classico scalino, perché è ormai scientificamente dimostrato che nell’età media- avanzata l’incidenza e la gravità clinica della cardiopatia ischemica crescono in modo lineare con l’età. E’ altrettanto accertato che lo step test (prova da sforzo allo scalino) non ha i requisiti per individuare precocemente tali situazioni di rischio, essendo più utile a disvelare le aritmie che sono fenomeni più frequenti tra i giovani.
La prova da sforzo al cicloergometro (TEST MASSIMALE, ovvero con l’esaurimento muscolare) è invece idonea per le sue caratteristiche ad esplorare l’intera riserva cardiaca e a svelare eventuali segni e sintomi precoci di cardiopatia ischemica. Pertanto si è adottata tale prova per i soggetti over 40, rappresentando tale discrimine di età un riferimento dettato dagli studi epidemiologici.
Riguardo poi alla cadenza annuale che è quella più diffusa, essa è stata individuata quale la più soddisfacente in relazione all’evolversi dello sviluppo negli adolescenti minori e al progredire dell’età nei soggetti maturi. Infatti il nostro organismo deve esser inteso come un complesso e sofisticato meccanismo dinamico in costante equilibrio che la stessa attività sportiva può condizionare. E’ quindi necessario rilevare se e quali modifiche sono intervenute nelle sue parti essenziali nell’intervallo tra una visita e l’altro. E’ chiaro poi che esistono “macchine” e attività che necessitano per le loro caratteristiche di intervalli più lunghi o più brevi e di esami più o meno approfonditi.
Quindi se consideriamo la visita da questo punto di vista se ne comprende meglio l’importanza quale momento di valutazione “dinamico” teso a creare un profilo del soggetto su alcuni parametri estremamente semplici ma non per questo meno importanti. Dell’importanza sotto il profilo cardiologico si è detto, ma non sono trascurabili nemmeno la misurazione della pressione arteriosa (si pensi al notevole diffondersi dell’ipertensione), la prova spirometrica, esame semplice ma rilevante nella valutazione dell’efficienza dell’apparato respiratorio, ma anche per la diagnosi precoce di patologie asmatiche nei giovani e giovanissimi e infine l’esame completo delle urine che dà utili indicazioni di funzionalità epatica, renale e metabolismo glucidico. A tale proposito va sottolineato che la legge (e il buonsenso) prevedono che l’esame delle urine sia completo, ovvero con analisi chimico fisica e del sedimento al microscopio.
Se a queste considerazioni aggiungiamo come l’esperienza di tanti anni ha portato il medico dello sport a gestire sempre meglio patologie limitanti l’idoneità e di converso ad individuare patologie non altrimenti disvelate in specie nelle fasi precoci, si comprende l’importanza di tale controllo.
E’ vero che la visita di idoneità viene spesso vissuta come un ostacolo, tanto che l’utente non va dal medico sportivo come da ogni altro medico a riferire i suoi malanni veri o presunti, ma anzi tende a sminuire l’importanza di segni e sintomi, presumendo di essere in quanto atleta, sano per definizione. Il che da una parte obbliga il medico dello sport a trasformarsi in un “detective”, dall’altra alimenta la convinzione che sia un obbligo inutile, fastidioso e dispendioso.
Ma la domanda dalla quale sono partito nasce talora, è bene non nasconderlo, anche per una precisa responsabilità o meglio, irresponsabilità, di taluni colleghi che purtroppo riducono tale atto ad un mero obbligo burocratico, snaturandone la reale importanza e svuotandolo dei suoi contenuti.
E’ nostro dovere contrastare entrambe queste tendenze che oltre ad essere assolutamente negative in definitiva sono dannoso per gli individui.
Lo sforzo del medico dello sport deve essere di far comprendere che la visita di idoneità è si un obbligo, ma può e deve costituire un primo tassello di un percorso di prevenzione da costruire insieme, semmai integrato con interventi mirati ove necessario in modo da poter non solo affrontare in tranquillità l’attività fisico sportiva scelta, ma anche di monitorare in modo semplice ed economico il proprio stato di salute.
Dott. Sergio Califano
Direttore Istituto di Medicina dello Sport di Firenze
FisioKinetic – Centro Medico Riabilitativo – by IMSF
Sono assolutamente d’accordo per un controllo annuale, credo anche che per poter iniziare a visitare la grande maggioranza degli utenti delle palestre e centri sportivi sia necessario insistere sul certificato medico di buona salute ma con un ecg basale per poter cominciare ad avere uno storico della popolazione. I centri e le palestre devono insistere sulla sensibilizzazione dell’argomento, anzichè minimizzare per una sciocca e limitata visione commerciale.
Io invece non sono del tutto convinta. Considero invece condivisibile l’opinione dei pediatri della rivista UPPA, che riporto in questo link: http://www.uppa.it/articolo.php?id=143, e che le chiedo di commentare.
Grazie
Gentile signora,
non per polemica, ma l’articolo da lei citato è quanto meno approssimativo:
Infatti è dato ormai ampiamente confermato da numerosi studi prospettici che la visita medico sportiva riveste un ruolo determinante nella prevenzione non solo della morte improvvisa, ma anche di molte patologie cardiovascolari e non.
Tra l’altro proprio questo Istituto ha visto pubblicato dal BRITISH MEDICAL JOURNAL, una delle più prestigiose riviste scientifiche al mondo, uno suo studio effettuato in collaborazione con l’Università di Firenze. Il lavoro scientifico ha destato notevole interesse essenzialmente per due elementi: la grande mole di dati esaminati (oltre 30.000 prime visite), e le conclusioni che hanno dimostrato la validità della visita di idoneità medico sportiva, in particolare dell’elettrocardiogramma da sforzo, nell’individuazione di condizioni di rischio cardiovascolari in soggetti che praticano attività sportiva.
Per approfondimenti in merito http://www.medicinadellosport.fi.it/site.asp?idSito=1&idLingua=2&idPagina=485
In quanto poi alla presunta “miccia” rappresentata dal Decreto c.d. Balduzzi (sul quale mi riservo un commento più articolato prossimamente), c’è un po’ di “confusione” da parte del redattore dell’articolo, che evidentemente non è ben al corrente della situazione legislativa in vigore. Infatti il Decreto non va a toccare la qualificazione dell’attività “Non agonistica”, che rimane inalterata e quindi non amplia la base potenziale di tale certificazione, ma introduce semplicemente “l’obbligo della misurazione della pressione e di un ECG di base”, quali esami minimi per redarre il certificato, laddove prima lo stesso certificato era redatto dal pediatra o medico di famiglia senza alcun esame e previo pagamento di una congrua somma (in Toscana intorno ai €50). Come pure non è esatto che siano state introdotte nuove figure di specialisti abilitati: infatti almeno qui in Toscana è dal 1994 che la Legislazione regionale in materia prevede che la certificazione di idoneità non agonistica possa essere rilasciata dal medico curante limitatamente ai propri assistiti e dal medico specialista in medicina dello sport. E quanto all’esecuzione di un minimo di esami posso solo affermare in coerenza con le conclusioni del nostro lavoro pubblicato che l’Istituto da me diretto ha sempre rilasciato il certificato di idoneità non agonistica previa effettuazione dello stesso protocollo previsto per la visita agonistica della disciplina richiesta, perché siamo assolutamente convinti che non esista una distinzione (soprattutto nei ragazzi e adolescenti) tra le due attività in termini di impegno soggettivo.
E in merito ancora all’inutilità di tali certificazioni in età pediatrica espressa nell’articolo da lei richiamato vorrei solo sottolineare che nella nostra esperienza, aldilà dell’indubbia efficacia preventiva, la visita rappresenta anche un momento di informazione e indirizzo (ove necessario) sia per un corretto stile di vita (alimentazione….) che per la pratica sportiva più idonea date le condizioni rilevate. Che poi altro non è che “prevenzione” tanto sbandierata da tutti e poco praticata se non ostacolata.
In conclusione se è vero che “chi mal pensa commette peccato, ma spesso è nel vero”, la lascio con un piccolo sospetto un po’ cattivo: Non sarà che il pediatra che ha scritto l’articolo sia un pò infastidito dal fatto di non poter più emettere un certificato senza effettuazione di esami con un indubbio aumento del “carico lavorativo) non supportato da un adeguato emolumento?
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